La digitalizzazione della pubblica amministrazione rappresenta, ormai da anni, uno snodo cruciale del tema legato alla trasformazione digitale nel nostro paese; la crisi sanitaria ha inoltre evidenziato non solo le grandi potenzialità del digitale nel pubblico, ma anche i ritardi e le criticità da affrontare.

Il tema non è esclusivo dell’Italia: il Digital Compass, il documento sulle prospettive della trasformazione digitale in Europa, ha inserito la digitalizzazione della pubblica amministrazione tra i quattro punti cardinali che guideranno l’innovazione europea nel prossimo decennio. Gli obiettivi per il 2030 sono tre: portare tutti i servizi pubblici fondamentali online, rendere disponibili ai cittadini tutte le cartelle cliniche online, e portare all’80% la percentuale di cittadini che utilizzano l’ID digitale.

È un chiaro orientamento internazionale, che in Italia viene interpretato da una serie di strumenti di incentivazione alla digitalizzazione della pubblica amministrazione. Alcune delle indicazioni più interessanti provengono dal Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione (2020-2022), che – a differenza dei piani precedenti – indica come attori del cambiamento le singole amministrazioni, incaricandole di realizzare le azioni necessarie a raggiungere gli obiettivi del Piano e accentuando l’importanza della misurazione dei risultati ottenuti. Insomma: le singole amministrazioni non solo avranno il compito di muoversi per raggiungere gli obiettivi digitali, ma dovranno anche essere in grado di dimostrare nero su bianco di aver ottenuto risultati.

I principi della digitalizzazione della pubblica amministrazione

I principi guida della digitalizzazione della pubblica amministrazione, così come vengono indicati dal Piano Triennale, sono otto:

  • Digital & Mobile first per i servizi, da rendere accessibili con i sistemi di identità digitale e lo SPID.
  • Cloud first: le pubbliche amministrazioni devono scegliere il paradigma cloud quando sviluppano nuovi progetti e servizi per il pubblico.
  • Inclusività, accessibilità e interoperabilità dei servizi, che devono poter funzionare in modalità integrata e senza interruzioni.
  • Servizi digitali sicuri, progettati secondo il principio di privacy by design.
  • Servizi digitali user-centric, data driven e agili, che analizzino le prestazioni e l’esperienza dell’utente e si evolvano di conseguenza.
  • Informazioni fornite once only, una sola volta, senza che l’utente debba inserire i dati più volte.
  • Dati pubblici usati come un bene comune necessario allo sviluppo del Paese, valorizzato e reso disponibile a cittadini e a imprese.
  • Le pubbliche amministrazioni devono prediligere l’utilizzo di software con codice aperto e mettere a disposizione il codice sorgente dei software sviluppati appositamente per loro.

L’applicazione di questi principi richiederà alle pubbliche amministrazioni molteplici sforzi, per individuare non solo gli strumenti e le figure che le assistano nel processo di digitalizzazione, ma soprattutto gli obiettivi concreti finali della trasformazione a cui vanno incontro.

Dati sicuri e protetti

I primi obiettivi del processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione devono necessariamente essere la sicurezza e l’integrità dei dati. Il regolamento generale per la protezione dei dati (GDPR) stabilisce tutte le pratiche di gestione dei dati a cui si devono attenere allo stesso modo enti pubblici e privati.

Le modalità e gli strumenti per conservare e gestire i dati giocano una parte significativa nel rispetto del GDPR, che richiede agli enti di adoperare il principio di privacy by design, ossia di implementare soluzioni che siano pensate per la protezione dei dati e della privacy degli utenti. Una caratteristica tanto più importante per la pubblica amministrazione, che deve per sua natura gestire grandi quantità di dati personali e sensibili.

Dati unici e interoperabili

Il valore dell’unicità del dato è doppio, e si esprime in tutte le fasi del suo ciclo di vita. Nella digitalizzazione della pubblica amministrazione, il beneficio più evidente del dato unico è la semplificazione delle procedure online per accedere a qualsiasi servizio. Il concetto del dato fornito once only, una volta sola, si realizza in un miglioramento significativo dell’esperienza che cittadine e cittadini fanno della burocrazia e, nello specifico, della burocrazia digitale.

La guadagnata efficienza dei servizi pubblici online è sicuramente l’effetto più visibile del dato unico. Ad esso si affianca un beneficio più strutturale, impossibile da ottenere senza l’univocità del dato: la sua interoperabilità.

Un dato interoperabile è un dato che può essere raccolto, utilizzato e arricchito da più sistemi e punti di accesso. Un sistema di gestione delle informazioni fatto di dati unici e interoperabili è in grado di massimizzare l’efficienza di tutti i processi e creare ponti di comunicazione e scambio di informazioni. Infine, i dati unici e interoperabili contengono la qualità più importante per lo sviluppo: possono, cioè, essere analizzati.

Dati come energia del cambiamento

L’analisi dei dati è un’attività sempre più diffusa nel privato, in particolare nei settori che più hanno bisogno di investire in scelte strategiche e basate sui fatti concreti. Nel processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione, avere una quantità di dati sicuri, unici e interoperabili significa avere accesso a un autentico patrimonio di informazioni pronte ad essere estratte e messe al servizio del benessere pubblico, tramite politiche che ne sfruttino le indicazioni.

I progetti che si muovono in questa direzione sono già numerosi.  In un distretto del North Carolina, la polizia locale ha usato l’intelligenza artificiale per analizzare i dati relativi alla criminalità, in modo da individuare i luoghi con una maggiore incidenza di episodi gravi e accorciare i tempi di reazione delle forze dell’ordine. Nell’arco di sette anni, il progetto ha contribuito a ridurre i crimini violenti del 39%. In Canada, l’agenzia delle entrate utilizza Big Data e Analytics per tracciare e attaccare l’evasione fiscale. Dall’altra parte del mondo, il ministero dello sviluppo sociale neozelandese usa le analitiche predittive per identificare i bambini a più alto rischio di abuso e maltrattamenti.

Le applicazioni, è chiaro, sono potenzialmente infinite: l’analisi dei dati permetterà di porre domande negli ambiti più disparati, e ottenere delle risposte fattuali, in grado di informare le azioni della politica e ingenerare un cambiamento positivo. Per farlo, bastano i dati sicuri, ricchi e interoperabili ottenibili tramite la digitalizzazione della pubblica amministrazione.